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MEPA: grandi opportunità, ma solo per chi ha la firma digitale

05/02/2024
MEPA: grandi opportunità, ma solo per chi ha la firma digitale
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Quando si è trattato di immaginare come rivedere il mondo degli appalti in Italia, è stato subito chiaro il fatto che la digitalizzazione avrebbe consentito un cambio di passo fondamentale, in grado di risolvere al tempo stesso più di un problema. Lo snellimento delle procedure, l’aumentata trasparenza, la maggior comodità e altri vantaggi hanno immediatamente reso chiaro un fatto: il digitale avrebbe introdotto nuove e migliori opportunità. Il fatto che il Paese lotti da sempre contro la corruzione, non ha fatto altro che supportare ulteriormente la necessità di un cambio di rotta radicale rispetto al passato.

Su queste basi è nato il progetto del Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (MEPA), un “luogo” digitale sul quale la domanda e l’offerta debbono incontrarsi in modo trasparente e dove maggiore deve essere l’avvicinamento a quel concetto di “mercato perfetto” entro il quale acquirenti e compratori si possono incontrare pattuendo il prezzo più giusto per il prodotto/servizio in ballo. Questo concetto assume ancor maggiore significato quando l’acquirente è un’entità collettiva come lo Stato, in quella macchina complessa e differenziata che è l’insieme degli organismi della PA.

Con la nascita del MEPA, l’e-procurement è stato di fatto rivoluzionato, introducendo nuove dinamiche accomunate da un maggior controllo centrale e da scambi informativi e trattative registrati e verificabili. Un cambio di paradigma in tutto e per tutto, che impone di seguire questi percorsi obbligati per poter fare affari con la Pubblica Amministrazione.

Il MEPA

Ogni azienda che intenda aprire il proprio mercato alle grandi opportunità che offre la Pubblica Amministrazione, può farlo solo ed esclusivamente passando per il MEPA. Per potervi operare, però, le aziende hanno bisogno di uno strumento del tutto fondamentale per questo (e per molti altri) passaggi burocratici: non si può fare a meno di possedere una Firma Digitale.

Dal momento in cui ogni concertazione avviene online, infatti, è di importanza capitale poter avere la piena fiducia circa i contenuti trasmessi e ricevuti. La Firma Digitale, ad esempio, è ciò che certifica la bontà dei contenuti messi nero su bianco sulle offerte di vendita, potendo così lasciare alla controparte la facoltà di decidere sul da farsi per poi rispondere sempre e comunque attraverso l’interfaccia del Mercato Elettronico della PA.

Sull’interfaccia del sistema occorre andare su “Mercato elettronico” alla voce “Vendi” e si apre l’elenco dei bandi attivi: si sceglie quello di proprio interesse e si clicca su “Partecipa” per avviare la procedura. La prima applicazione della Firma Digitale è in fase di domanda di abilitazione ai bandi disponibili sul sistema: una volta verificati capitolati e requisiti di partecipazione, sarà con una firma digitale che è possibile portare avanti la domanda di abilitazione per poi proseguire nella pratica.

Una volta ottenuta l’abilitazione, è possibile ricevere ordini, rispondere agli inviti di presentare offerte o partecipare alle negoziazioni aperte: in ognuno di questi casi la documentazione caricata a sistema dovrà essere ancora una volta accompagnata da Firma Digitale che certifica i contenuti indicati, evita che il documento possa essere contraffatto, rende incontrovertibili le informazioni riportate e depone le responsabilità di quanto dichiarato sulle spalle del proponente.

Il sistema, una volta caricati i documenti, verifica una serie di parametri essenziali: l’apposizione della firma, la legittimità dell’ente certificatore che l’ha rilasciata, la scadenza della firma stessa, la completezza delle informazioni anagrafiche ivi associate e del codice fiscale correlato e l’eventuale presenza del numero di serie del certificato tra quelli presenti nelle liste di revoca. Controlli doverosi, insomma, per vagliare l’efficacia della firma e l’assenza di qualsivoglia segnale invalidante che infici la bontà della documentazione.

L’abilitazione delle aziende all’accesso al sistema è utile anche per una finalità di altra natura rispetto alla mera possibilità di portare avanti le offerte. Una volta depositata la domanda di abilitazione, l’azienda potrà portare avanti la trattativa, ma al tempo stesso sarà passata al vaglio all’atto dei pagamenti. Secondo quanto precisato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per tramite di Consip, infatti, le amministrazioni pubbliche hanno il dovere di passare attraverso il Servizio Verifica Inadempienti: “l'Amministrazione dovrà estrarre dai propri sistemi informatici i dati dei beneficiari dei pagamenti da sottoporre a verifica”. Così facendo la PA evita di versare denaro nelle casse di una azienda inadempiente nei confronti dello Stato, avendo un maggior controllo delle informazioni per poter gestire meglio i rapporti con i fornitori.

La firma digitale è essenziale

A seguito dell’intermediazione del MEPA nella compravendita con la Pubblica Amministrazione, la Firma Digitale si conferma una volta di più non solo come utility, ma come vero e proprio asset fondamentale per l’attività di impresa. Senza Firma Digitale non si accede ai bandi, alle forniture e nemmeno alla PA e molto altro ancora. 

La Firma Digitale diventa insomma un elemento imprescindibile, senza il quale si va a soffocare lo spettro delle opportunità a cui la propria impresa può attingere: un elemento fondamentale, insomma, la cui assenza non è più oggettivamente contemplata per fare impresa oggigiorno. 

Il MEPA è uno dei tasselli fondamentali le cui opportunità possono essere pesate in oltre 10 miliardi di euro all’anno: il portale gestito da Consip è un paniere di acquisto di enorme impatto economico e per potervi attingere è sufficiente rispettare una piccola serie di requisiti canonici – e avere la possibilità di mettere una semplice firma digitale.