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Come indicizzare un sito web su Google: i must e i don’t

25/11/2022
PMIPrivatiProfessionisti
È cosa ormai nota che qualunque contenuto sia presente sul web ha di fronte a sé due tipologie di lettori: quello in carne e ossa e quello digitale, rappresentato da Google e dagli altri motori di ricerca, i quali, mediante appositi agenti software denominati spider, bot, o crawler, scansionano i siti con una determinata frequenza e ne colgono gli elementi decisivi per l’indicizzazione e il posizionamento.

Che cos’è e come funziona l’indicizzazione di un sito

La fase denominata indicizzazione consiste nella creazione degli indici da parte degli spider, che avviene con vari criteri, dai più tecnici matematico-informatici, agli “umanistici”, linguistico-semantici, e perfino legati alla psicologia cognitiva.

Si svolge in modalità full-text, cioè mediante la lettura del contenuto testuale (e multimediale) delle pagine del sito, una tecnica che ha rimpiazzato quella basata principalmente sulle meta tag, le parole-chiave inserite nel codice HTML del sito contenenti le informazioni sul suo conto.

Quando un sito non viene indicizzato o, se il processo rileva errori o incongruenze, non comparirà o faticherà a comparire nelle pagine che contengono i risultati delle ricerche, le cosiddette SERP (Search Engine Results Page).

Per risolvere questa situazione Google mette, gratuitamente, a disposizione un tool apposito.
Il suo funzionamento è molto intuitivo: basta inserire l'URL completo, comprensivo di prefisso https://, con l’eventuale aggiunta di commenti o parole chiave che descrivano il contenuto della pagina, elementi che vengono utilizzati solo internamente e non influiscono in alcun modo sull'indicizzazione o l'uso del sito da parte di Google

Se, al contrario, un sito risponde ai requisiti per il suo corretto inserimento negli indici è pronto affinché vengano messe in atto le migliori strategie per guadagnare posizioni nel suo posizionamento.

Che cos’è e come funziona il posizionamento di un sito

Il posizionamento di un sito è un concetto ambivalente: da un lato ha che fare con la maggiore o minore visibilità di quest’ultimo tra i risultati di un motore di ricerca, dall’altro raggruppa l’insieme delle operazioni che devono essere effettuate nell’ottimizzazione del sito, in modo da renderlo “adatto” a comparire, tra i risultati, in una posizione quanto più favorevole e rilevante.

Può essere di tipo “organico”, cioè  effettuato a partire dai contenuti, che vanno scritti seguendo le regole SEO (Search Engine Optimization) specifiche, nonché prodotti in una quantità e con una frequenza adeguata, oppure relativo alla variante più tecnica della SEO stessa, lavorando cioè sulla Sitemap, l’alberatura del sito, sulla pulizia del codice sorgente che sta alla base, sulle tag, sulla presenza di link, e tanto altro.

I siti realizzati con le piattaforme CMS (Content Management System) o con i site builder proprietari incorporano già la gran parte delle tecniche SEO, che risultano ulteriormente raffinabili con i servizi specifici aggiuntivi resi disponibili dagli Internet Service Provider (ISP), qualora ci si affidi a essi per creare un sito in hosting o, ancora di più, se si tratta di un hosting gestito.

L’altra tecnica di riferimento per massimizzare la probabilità di comparire quanto più in alto possibile nelle SERP è usufruire del servizio di sponsorizzazione, che consiste in inserzioni a pagamento per le quali il proprietario del sito acquista le parole-chiave con le quali vuole comparire all’atto delle ricerche effettuate dagli utenti.

L’ordine dei risultati viene stabilito dal servizio di sponsored link sulla base di una serie di criteri definiti e conformati dal network pubblicitario che sta alle sue spalle, il più rilevante è quello che, nella formula pay per click, determina il costo, cioè quanto il gestore del sito è disposto a spendere per ogni visita o contatto abbinati alle keyword identificate per il servizio.

La ricerca della qualità

Dopo essersi accertati che la SEO tecnica del sito sia stata impostata con tutti i criteri e le regole del caso, ecco che il focus si può spostare sull’altro dei due lettori citati in partenza, quello umano.

Questo perché l’algoritmo, cioè, in parole semplici, l’insieme delle decine di fattori che Google prende in considerazione per valutare l’interesse dei contenuti di un sito, in ultima analisi, si basa sulla presunzione del fatto che un lettore sia interessato alla qualità ed è quindi costruito su questo principio-cardine.
 
Ma quali sono gli elementi che stanno alla base dell’algoritmo di Google? O, per dirla in altri termini, in che cosa consiste, esattamente, la qualità di un contenuto?

In primis, Google valuta la coerenza, cioè la corrispondenza tra gli argomenti trattati nelle pagine del sito e quelli che vengono dichiarati di sua pertinenza.

In una posizione primaria ci sono poi anche la quantità, e la frequenza di aggiornamento. Senza contare, infine, la content curation, la cura del contenuto, da perseguire in termini di lunghezza (contenuti lunghi sono preferiti di gran lunga a quelli brevi) formattazione del testo, riconoscibilità dell’autore, presenza di link, e ricchezza del corredo multimediale.

Insomma, in tutti i casi, le attività che permettono di avere un sito qualitativamente impeccabile richiedono progettualità, tempo e impegno costante.
Per raggiungere l’obiettivo, giungono in soccorso diversi tool, sia a pagamento che gratuiti: tra questi ultimi possiamo citare, per esempio, quelli messi a disposizione dallo stesso motore di ricerca di Mountain View, quali Google Trends e KeywordTool.