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La rimozione del blocco geografico avrà ripercussioni sull'e-commerce, compresi i servizi cloud

04/02/2019
Rimozione del blocco geografico in EU
PMIProfessionisti

A partire dal 3 dicembre 2018, i negozi online non saranno più in grado di bloccare l'accesso ai propri siti web per i clienti provenienti dai Paesi dell'UE. Il nuovo regolamento (UE) 2018/302 del Parlamento europeo introdurrà infatti alcuni cambiamenti importanti per il settore dell'e-commerce. Inoltre, si occuperà anche delle problematiche inerenti il cloud. Uno dei cambiamenti più importanti sarà l'obbligo, per i fornitori di servizi istituiti all'interno dell'Unione, di non trattare i destinatari dei servizi in modo differenziato sulla base della loro nazionalità o del loro luogo di residenza. Ciò impedirà ai fornitori di servizi di bloccare l'accesso ai siti web per i clienti provenienti da Paesi dell'UE. Non sarà inoltre possibile reindirizzare automaticamente ad altre versioni delle pagine, né tanto meno differenziare i termini di pagamento dell'ordine, a causa della differente nazionalità, residenza o attività commerciale del cliente in un Paese diverso da quello in cui il negozio desidera vendere i propri prodotti o servizi. Il divieto di blocco geografico è volto a eliminare la differenziazione automatica delle condizioni di acquisto tra i negozi online, in particolar modo i prezzi, i beni o i servizi offerti nel luogo di attività nel Paese sede dell'operatore commerciale.

L'e-commerce in numeri

Secondo i dati citati dal Parlamento europeo, ben il 63% dei siti web non consente di effettuare acquisti agli acquirenti di altri Paesi UE. L'introduzione di una nuova direttiva potrebbe accelerare lo sviluppo di un mercato e-commerce già fiorente. Si tratta inoltre di una risposta alla domanda dei consumatori dell'UE, che assistono alla crescita della domanda di acquisti online transfrontalieri. Negli ultimi dieci anni, la percentuale di europei che fanno acquisti online è quasi raddoppiata. L'European E-commerce Report 2018, pubblicato da E-commerce Europe, mostra come le vendite al dettaglio online continuino a far registrare una crescita a due cifre. I dati pubblicati recentemente forniscono un quadro più preciso sull'entità di tale crescita. Il fatturato dell'e-commerce europeo è aumentato dell'11%, fino a toccare quota 534 miliardi di euro nel 2017. Nel 2018 se ne prevede l'ulteriore crescita del 13%, fino a 602 miliardi di euro. A titolo di confronto, nel 2013 tale cifra raggiungeva i 307 miliardi di euro.

La nuova direttiva è valida anche per i cloud

Secondo i dati citati dal Parlamento europeo, ben il 63% dei siti web non consente di effettuare acquisti agli acquirenti di altri Paesi UE. L'introduzione di una nuova direttiva potrebbe accelerare lo sviluppo di un mercato e-commerce già fiorente. Si tratta inoltre di una risposta alla domanda dei consumatori dell'UE, che assistono alla crescita della domanda di acquisti online transfrontalieri. Negli ultimi dieci anni, la percentuale di europei che fanno acquisti online è quasi raddoppiata. L'European E-commerce Report 2018, pubblicato da E-commerce Europe, mostra come le vendite al dettaglio online continuino a far registrare una crescita a due cifre. I dati pubblicati recentemente forniscono un quadro più preciso sull'entità di tale crescita. Il fatturato dell'e-commerce europeo è aumentato dell'11%, fino a toccare quota 534 miliardi di euro nel 2017. Nel 2018 se ne prevede l'ulteriore crescita del 13%, fino a 602 miliardi di euro. A titolo di confronto, nel 2013 tale cifra raggiungeva i 307 miliardi di euro.

La nuova direttiva è valida anche per i cloud

Il divieto di blocco geografico è valido anche per i servizi forniti elettronicamente. Questi includono, ad esempio: servizi cloud, servizi di archiviazione dati, hosting di siti web e fornitura di firewall, nonché l'utilizzo di motori di ricerca e directory web. Al giorno d'oggi, la scelta del provider di cloud continua a rimanere importante poiché dietro ciascun servizio vi sono data center specifici. Ciononostante, occorre ricordare che un cloud è un ambiente distribuito che può coprire più di un luogo e che la fornitura di servizi può essere svolta indipendentemente dal luogo geografico del cliente. Nel caso di provider quali Aruba Cloud, il cliente può scegliere in quale data center saranno posizionati i dati, fattore che viene considerato un vantaggio. Tuttavia, in definitiva, il data center dev'essere posizionato fisicamente da qualche parte. Nel caso dei servizi cloud, più che l'ubicazione fisica contano gli standard soddisfatti dai data center specifici, così come l'essere in possesso delle certificazioni più recenti, come l'ANSI Rating IV a garanzia della qualità