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Cos’è e a cosa serve davvero l’Intelligenza Artificiale

22/02/2022
Cos’è e a cosa serve davvero l’Intelligenza Artificiale
Enterprise
Sin dall’invenzione dei computer, uno degli obiettivi dell’uomo è stato quello di realizzare macchine che potessero replicare il suo comportamento, non tanto nei movimenti ma nei ragionamenti. Una delle più famose dimostrazioni, pratiche, dell’Intelligenza Artificiale è avvenuta nel 1997, quando l’IA di IBM, Deeper Blue, sconfisse il campione di scacchi Garry Kasparov. Ben prima, decenni prima, John McCarthy coniò il termine “Intelligenza Artificiale” durante la conferenza di Darthmouth del 1957.

Secondo il padre dell’IA, John McCarthy, un significato possibile a questo enorme campo di ricerca è definire la tecnologia come ciò che “racchiude quel ramo di scienza e ingegneria volto a creare macchine intelligenti, in particolare programmi per computer”.

L'intelligenza artificiale è un modo per far pensare in modo intelligente un computer, un robot o un software, nello stesso modo in cui pensano gli esseri umani. Uno scopo che si ottiene studiando come pensa il cervello umano e come gli esseri umani imparano, decidono e lavorano, mentre cercano di risolvere un problema. Utilizzando i risultati di analisi del genere, come base per lo sviluppo di software e sistemi intelligenti, si arriva a replicare, in maniera oggi molto vicina alla perfezione, l’atteggiamento dell’uomo in determinati casi e circostanze, con informazioni più o meno ampie sulle attività da compiere e i benefici attesi.

Filosofia dell'IA

Lo sviluppo dell'IA è iniziato con l'intenzione di dotare le macchine di un'intelligenza che le portasse ad ottenere un livello di comprensione del mondo superiore, simile a quella degli umani. Diversi gli obiettivi: dal creare sistemi esperti, che mostrano un comportamento intelligente, imparano, spiegano e crescono nel tempo; al migliorare sistemi esistenti, sviluppando programmi che comprendano, pensino, apprendano e si comportano come le persone. Da qui, la necessità di andare oltre il mero accostamento tra IA e informatica, dovendo includere all’interno del calderone tante altre discipline, tra cui la biologia, la psicologia, la linguistica, la matematica e l’ingegneria.

Attualmente, gli esperti tendono a distinguere due filoni dell’IA. L’Intelligenza Artificiale Forte, che comprende uno scenario nel quale le macchine sono in grado di sviluppare una coscienza di sé, e l’Intelligenza Artificiale Debole, dove i software possono approcciare problemi specifici senza coscienza delle attività svolte.

Un contesto che sembra un passo indietro rispetto al primo ma che, in realtà, è quello più seguito negli anni, perché consente di realizzare sistemi smart capaci di svolgere più funzioni umane complesse. Pensiamo al termostato che si comanda con la voce e all’altoparlante connesso che riproduce le canzoni richieste in tempo reale. Sistemi che non hanno comprensione di sé ma che assolvono compiti differenti, normalmente delegati ad un’operazione umana.

Dove è applicata

L'IA è divenuta dominante in vari campi. Ad esempio nel gaming. L'intelligenza artificiale gioca un ruolo cruciale nei videogiochi classici, come gli scacchi, a quelli di ultima generazione, dove gli avversari in bit “imparano” a comportarsi a seconda di ciò che l’utente fa sullo schermo, per diventare più bravi e adattarsi meglio al livello di difficoltà imposto. Ma anche nella elaborazione del linguaggio naturale.

Oggi è possibile interagire con assistenti vocali sui nostri smartphone, in maniera sempre più semplice, usando le stesse parole che useremmo con interlocutori in carne e ossa.

Nei Sistemi esperti, ci sono applicazioni che integrano macchine, software e informazioni per impartire ragionamenti e consigli e che forniscono suggerimenti agli utenti, come i chatbot.
I Sistemi di visione comprendono, interpretano e comprendono l'input visivo sul computer. Ad esempio, un aereo spia scatta fotografie che vengono utilizzate per capire le informazioni spaziali o la mappa delle aree; i medici utilizzano il sistema clinico esperto per diagnosticare il paziente, a maggior ragione oggi che siamo in un periodo in cui gli studi sulle pandemie diventano critici su larga scala; la polizia utilizza un software in grado di riconoscere il volto del criminale nel mezzo di migliaia di persone che camminano per strada.

Non dimentichiamo il riconoscimento della grafia, con Il software che legge il testo scritto su carta con una penna o sullo schermo con una stilo. Può riconoscere le forme delle lettere e convertirle in testo modificabile. Molte app per smartphone oggi già compiono operazioni del genere.
Infine, i Robot intelligenti che sono in grado di eseguire i compiti assegnati da un essere umano grazie a sensori per rilevare dati fisici dal mondo reale come luce, calore, temperatura, movimento, suono, urto e pressione.
Montano processori efficienti, sensori multipli e memorie di grado industriale, per imparare dai propri errori e adattarsi al nuovo ambiente.

Come l’IA può migliorare l’approccio al cloud

Intelligenza artificiale e cloud computing si sono fusi per migliorare la vita di milioni di persone. Gli assistenti digitali come Siri, Google Home e Alexa di Amazon uniscono intelligenza artificiale e cloud computing nelle nostre vite ogni giorno. Un flusso continuo di intelligenza artificiale e risorse basate su cloud rendono la simbiosi uomo-macchina realtà. La maggior parte degli utenti non si rende nemmeno conto della miscela personalizzata di queste due sfere tecnologiche, che rendono possibili esperienze connesse e intuitive. Su scala più ampia, le capacità delle IA stanno permettendo a milioni di aziende di divenire più efficienti, per prendere decisioni strategiche e basate sugli insight. Il cloud computing offre alle imprese maggiore flessibilità, agilità e risparmi sui costi, ospitando dati e applicazioni nel cloud.

Secondo Statista, il valore globale del mercato dell'IA supererà gli 89 miliardi di dollari entro il 2025. McKinsey ha invece condotto uno studio per esplorare come l'IA potrebbe influire sulla creazione di valore in una vasta gamma di settori. Gli analisti stimano che in decine aree di business, e oltre 400 potenziali casi d'uso, l'IA potrebbe creare un valore tra i 3,5 trilioni e i 5,8 trilioni di dollari all'anno. Un numero in realtà conservativo, perché riflette un sotto-segmento specifico delle tecniche di intelligenza artificiale.
Ancora Deloitte, ha sottolineato che, mentre l'intelligenza artificiale ha enormi capacità a beneficio delle aziende, la necessità di talento tecnico e di enormi infrastrutture l'ha resa meno raggiungibile per molte organizzazioni.

È qui che entra in gioco il cloud. Deloitte osserva: “Il risultato è che la nuvola sta rendendo più facile per le aziende beneficiare della tecnologia di intelligenza artificiale, anche se non hanno le skill necessarie, l'accesso a enormi set di dati e a potenza di calcolo. Attraverso il cloud, si può accedere ai servizi che affrontano queste carenze, senza dover fare grandi investimenti iniziali. In breve, il cloud sta democratizzando l'accesso all'IA, offrendo alle aziende la possibilità di utilizzarlo nell’immediato".

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Alimentare il cloud con l'intelligenza artificiale

L'intelligenza artificiale viene incorporata nell'infrastruttura IT per semplificare i carichi di lavoro e automatizzare le attività ripetitive. Alcuni sono arrivati al punto di prevedere che man mano che l'intelligenza artificiale diventerà più sofisticata, le istanze cloud pubbliche e private faranno affidamento su questi strumenti per monitorare, gestire e persino rispondere automaticamente alle criticità. Inizialmente, l'IA può essere utilizzata per automatizzare i flussi di lavoro principali e poi, nel tempo, per sfruttare le capacità analitiche e creare processi migliori che siano in gran parte indipendenti.

Il binomio IA e cloud è imprescindibile, quando si considera che entrambi sono “mezzi” per migliorare la gestione dei dati. Basta considerare i vasti archivi di informazione che le aziende di oggi generano e raccolgono, così come i flussi di gestione delle infrastrutture, dall’identificazione dei dati, all’acquisizione, catalogazione e gestione. Le soluzioni di cloud computing stanno già utilizzando strumenti di intelligenza artificiale per aiutare con aspetti specifici del processo dei dati. Nel settore bancario, ad esempio, anche la più piccola organizzazione finanziaria potrebbe dover monitorare migliaia di transazioni al giorno.
Gli strumenti di IA possono contribuire a semplificare il modo in cui i dati vengono acquisiti, aggiornati e gestiti, in modo che gli istituti finanziari possano offrire più facilmente informazioni accurate in tempo reale ai clienti. Lo stesso processo può anche aiutare a segnalare attività fraudolente o identificare altre aree di rischio. Miglioramenti simili hanno un impatto importante su aree quali marketing, customer care e supply chain.

L’IA as-a-service

Nell’era in cui tutto diventa un servizio, anche gli strumenti di intelligenza artificiale destinati alle aziende stanno diventando fruibili as a service. Sono tante le soluzioni IA integrate in piattaforme Software-as-a-Service (SaaS) per arricchirle ulteriormente, dando maggior valore alle attività di gestione e controllo ma anche di pianificazione del lavoro. Praticamente tutti i vendor oggi hanno implementato almeno una funzionalità IA nelle loro offerte: è l’IA che diventa SaaS, come strumento di ottimizzazione dei software a vantaggio del business.

Un esempio applicato al CRM: l’AI aiuta le aziende a trasformare i dati in informazioni utili che possono poi utilizzare per vendere di più, migliorare le proprie strategie e l’interazione con i clienti fino a consigliare quale metodo, tra telefono, e-mail o incontro di persona, è più probabile che porti ad una conversione.

Come è chiaro, l'intelligenza artificiale e il cloud computing stanno trasformando il business a tutti i livelli. Forniscono, a costi bassissimi, sistemi automatizzati e scalabili in grado di valutare e migliorare i processi analitici con una limitata necessità di intervento umano e quindi di impatto sulle risorse umane.

Dall'apprendimento più approfondito all'automazione dei processi chiave, il potenziale è promettente. Uno sguardo al futuro suggerisce che la “collaborazione” è destinata a durare, crescendo ulteriormente negli anni a venire.

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