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Come vendere online in Dropshipping con il regime forfettario?

25/10/2023
Come vendere online in Dropshipping con il regime forfettario?
PrivatiProfessionisti
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento straordinario del numero degli e-commerce e dell’aumento esponenziale degli acquisti online, grazie soprattutto alla crescita in termini di prodotti e servizi anche di famosi “marketplace” come Amazon o Ebay.

Anche numerosi imprenditori hanno scelto di investire sulla vendita online, con l’apertura di store privati e negozi digitali di ogni genere. Una casistica particolare di e-commerce è data dalla vendita in dropshipping, che permette di abolire totalmente il proprio magazzino, con un notevole risparmio di costi e una riduzione al minimo dei rischi imprenditoriali.

La vendita tramite dropshipping consiste infatti nel vendere un prodotto online senza averlo materialmente in magazzino di stoccaggio. Gli articoli dunque non sono posseduti concretamente dal venditore, ma vengono proposti agli acquirenti facendo da tramite tra il pubblico e il fornitore. Questa tipologia di vendita è possibile ovviamente solo se alla base è previsto un accordo commerciale tra venditore dropshipper e fornitore primario.

Aprire partita IVA per drospshipping: cosa serve

Per poter effettuare un’attività di vendita in dropshipping in regola con il fisco italiano, sarà necessario da subito provvedere all’apertura della propria partita IVA, non sarà infatti possibile, neanche in una fase iniziale, effettuare delle vendite occasionali senza una posizione fiscale attiva.

L’apertura della partita IVA prevederà contestualmente l’iscrizione in Camera di Commercio, l’eventuale iscrizione alla Gestione Commercianti INPS e l’invio della SCIA al comune, cioè la pratica di inizio attività che andrà spedita al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) del comune sede della ditta individuale.

Tutte queste comunicazioni andranno inviate con una sola pratica telematica, denominata ComUnica, sarà quindi necessario rivolgersi a un professionista abilitato all’invio delle comunicazioni. Il titolare dello store in dropshipping dovrà essere in possesso preventivamente di due strumenti, una PEC e una firma digitale.

La PEC (Posta Elettronica Certificata) dovrà essere acquistata da persona fisica, e in anticipo rispetto all’invio di tutte le pratiche. Sarà poi evidenziata all’ interno della propria Visura Camerale, e ogni comunicazione ufficiale da parte degli uffici pubblici (Camera di Commercio, SUAP, INPS, ecc.) avverrà esclusivamente via PEC.

Da qualche anno, le Camere di Commercio accettano le pratiche di apertura delle Ditte Individuali solo se firmate digitalmente tramite apposita Firma Digitale. Sarà quindi necessario acquistarne una, sia in versione “token” che in versione OTP”, in modo da poter firmare in formato .p7m i vari documenti necessari all’ iscrizione in Camera di Commercio.

Dropshipping in regime forfettario?

Al momento dell’apertura della propria partita IVA sarà necessario indicare il proprio regime fiscale. Ad oggi in Italia, il regime fiscale più conveniente adatto a una start-up è sicuramente il regime forfettario, in quanto potrà garantire a tutti coloro che decideranno di adottarlo una serie di vantaggi, tra cui:
  • Esenzione IVA: Il regime forfettario è un regime fiscale esente dall’applicazione dell’IVA. Al momento dell’emissione di fatture, ricevute o scontrini al cliente finale, non dovrà infatti essere applicata l’IVA al prezzo di vendita dei prodotti.
  • Flat Tax al 5%: uno dei vantaggi più importanti del regime forfettario è rappresentato dalla percentuale vantaggiosa di tassazione. L’imposta, denominata “imposta sostitutiva”, è infatti pari al 5% per i primi 5 anni, aumenta al 15% dal sesto anno in poi. Inoltre si tratta di una vera e propria “Flat Tax”, una percentuale di tassazione cioè che non cresce all’aumentare del reddito prodotto.
  • Semplificazioni contabili: la contabilità in regime forfettario è molto più semplice e snella rispetto alla contabilità in qualsiasi altro regime fiscale, basti pensare che non è necessaria la registrazione delle fatture, non sono presenti gli studi di settore e nemmeno la dichiarazione IVA trimestrale o annuale.
D’altra parte, per poter aderire al regime forfettario e per poter continuare a utilizzarlo negli anni futuri, bisognerà rispettarne i suoi limiti. Il limite più importante è appunto un tetto di incassi, nel regime forfettario non sarà possibile superare i 65.000 euro annuali, pena la fuoriuscita da questo regime di vantaggio dal 1° Gennaio dell’anno successivo.

Non sarà possibile far parte di società di persone (SAS, o SNC) e nemmeno controllare una società di capitali (SRL o SRLS) che si occupi dello stesso settore per il quale si è deciso di aprire una ditta individuale. Alcune limitazioni al regime forfettario sono state introdotte anche per i lavoratori dipendenti, che dovranno possedere un reddito lordo inferiore a 30.000 euro nell’anno precedente. In caso contrario, dovranno optare per un regime semplificato o ordinario.

Contributi INPS per dropshipping

Tutti coloro che decideranno di aprire una ditta individuale per la vendita in dropshipping verranno equiparati a dei veri e propri commercianti. Avranno quindi l’obbligo di iscrizione in Camera di Commercio e alla Gestione Commercianti INPS.

La Gestione Commercianti INPS prevede il versamento di una quota annuale di “contributi minimali” pari a circa 3.900 euro, suddivisi in 4 rate trimestrali da circa 920 euro da pagare secondo le scadenze:
  • 16 Febbraio
  • 16 Maggio
  • 16 Agosto
  • 16 Novembre
I contributi minimali rappresentano dei contributi “fissi”, da versare anche in assenza di fatturato. Coloro che supereranno il reddito di 15.500 euro, oltre i contributi minimali verseranno anche dei contributi INPS alla Gestione Commercianti “in percentuale” sul reddito eccedente, pari al 24%.

Anche in questo caso, tutti coloro che aderiranno al regime forfettario potranno godere di un ulteriore vantaggio, sarà infatti possibile richiedere la riduzione del 35% dei contributi INPS, sia sulla quota “fissa”, sia su quella “in percentuale”.