La pandemia, ancora in essere, ha messo in discussione un bel po’ di pratiche consolidate all’interno delle aziende. In primis la
necessità di recarsi fisicamente in ufficio, per svolgere un lavoro a cui spesso si può dar seguito anche da casa.
Uno scenario strettamente correlato alla
sostenibilità, vista l’opportunità di
ridurre l’impatto ambientale che un’azienda ha sul pianeta, in termini di risorse consumate indirette, dallo spostamento dei dipendenti dalle abitazioni alle sedi fino all’effettivo consumo energetico degli edifici.
La
sostenibilità è uno di quei temi cross-industry, che negli ultimi due anni è balzato in cima agli obiettivi dei manager.
Sempre più di frequente, i
CIO, anche in accordo con altre funzioni aziendali,
verificano l’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi che acquistano, che si tratti delle modalità di produzione e certificazioni esposte, all’eventuale possibilità di riciclo.
Dalla collaborazione fra CIO e CSR Manager derivano, allo stesso tempo, iniziative destinate a supportare le strategie complessive di sostenibilità aziendale.
Una nuova indagine condotta da
Aruba Enterprise, con la collaborazione di
Indigo Communication e
VMware, su un panel di realtà di primo piano in Italia, fa il punto sulle iniziative in corso nel mondo IT e di come quest’ultimo possa supportare le strategie di sostenibilità delle imprese.
Lo spaccato esaminato
Green data center,
migrazione al cloud e
digitalizzazione dei processi sono le scelte prioritarie per ridurre il carbon footprint di un’information technology che di noma richiede risorse continue. Eppure, programmi di ampio respiro sono volti a cambiare tale panorama: il
Green Deal Europeo, l’Agenda 2030 dell’Onu o, più semplicemente, l’aumento della sensibilità comune sul tema, incidono su scelte che inevitabilmente si incrociano con i processi di digital transformation.
L’indagine ha quindi voluto
comprendere quanta sensibilità ci sia oggi in azienda sulla sostenibilità ambientale, chi ne sia responsabile, come sia valutato l’impatto sull’ambiente generato dall’IT, come si stia procedendo in direzione del cosiddetto green data center e quali siano le iniziative di breve e lungo periodo adottate o allo studio.
Lo spaccato ha evidenziato innanzitutto come persista una sostanziale differenziazione nel livello di maturità tanto sul versante digitale quanto su quello più legato alla sostenibilità.
La cultura e la sensibilità sono in aumento un po’ ovunque, ma in molti casi la convivenza con infrastrutture legacy e scelte applicative vincolanti non rendono semplice l’attuazione di misure che mirino a ridurre l’impatto ambientale della tecnologia utilizzata.
Se nelle realtà medio-grandi è presente una figura di responsabilità nell’area delle Corporate Social Responsibility (Csr), non sempre è così in quelle più piccole, che comunque racchiudono il grosso dell’imprenditoria nostrana.
In generale, prevale l’idea di ridurre lo spazio occupato dalle risorse tecnologiche, tramite operazioni di consolidamento, virtualizzazione ed esternalizzazione, come elemento fondante dell’abbattimento dei consumi dell’IT e a questo si associa un’attenzione crescente anche verso la scelta di dispositivi a basso impatto anche per la dotazione dei dipendenti e collaboratori. In molti casi, i processi virtuosi partono dal basso, dalla riduzione del consumo di carta, combinando la digitalizzazione di diversi processi con l’eliminazione delle stampanti personali.
Lo smart working, divenuto preponderante durante la pandemia, ha velocizzato questa evoluzione, producendo effetti già evidenti nel breve periodo.
La tecnologia in aiuto dell’ambiente
Il cloud è uno degli elementi fondamentali di recupero di efficienza energetica. Non tutte le realtà lo interpretano in questa chiave, ma molte hanno fatto scelte dettate non solo dalla ricerca di agilità e flessibilità infrastrutturale, ma anche di maggior sostenibilità.
Se parliamo di migrazioni strettamente applicative, spesso viene chiamato in causa lo stesso fornitore della precedente versione on-premise, con le aziende che tendono a fidarsi del vendor, anche sui requisiti ambientali.
Laddove, invece, il passaggio al cloud coinvolge una visione maggiormente infrastrutturale, sono più mirate le verifiche di allineamento alle policy di sostenibilità, la cui adozione o integrazione è sempre più un requisito nella scelta dei partner tecnologici.
Certificazioni ed esplicitazione di valori ormai requisiti imposti a livello contrattuale in diverse aziende, con strategie green ben definite.
Il carbon neutral
L’IT ha in buona misura affrontato il tema della riduzione del proprio carbon footprint, adottando misure improntate alla riduzione nell’immediato e all’azzeramento futuro.
Prevale, in molte delle realtà analizzate, la consapevolezza che la tecnologia possa essere il perno per il raggiungimento di obiettivi codificati soprattutto nel
Green Deal Europeo.
Si pensi soprattutto ai settori delle utility e dell’energy, dove la transizione ecologica è un elemento fondante dei piani pluriennali di sviluppo, ma anche al campo esteso dei servizi, che in qualche caso sta già aiutando a ottenere finanziamenti o a incentivare comportamenti virtuosi.
Esempi ancora circoscritti ma utili a comprendere come poter evolvere verso un ecosistema, nel complesso, più sostenibile.
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