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La PEC e gli italiani: storia e numeri di un amore sbocciato

24/05/2024
La PEC e gli italiani: storia e numeri di un amore sbocciato
PMIPrivatiProfessionisti
La PEC è entrata nella vita di tutti noi attraversando la tipica parabola che ogni innovazione tecnologica deve affrontare: dapprima è materia per esperti ed early user, in seguito viene spinta dalle normative in virtù dei grandi vantaggi che è in grado di apportare al sistema paese e alle imprese, infine inizia a penetrare capillarmente la società grazie alla forza delle evidenze.

La fase attuale che la Posta Elettronica Certificata sta attraversando è quella della maturità: lo strumento è diffuso, è conosciuto, è in continua crescita e le sue evoluzioni future la renderanno ancora più ampiamente desiderata e utilizzata. La strada, insomma, è segnata. Ma è proprio in questa fase che i numeri raccontano molto di come lo strumento sia avvertito e adottato, lasciando alla storia un tracciato di come la PEC sia penetrata nelle abitudini quotidiane e come la percezione sociale sia evoluta dalla diffidenza alla fiducia nel giro di ben poco tempo.

La PEC e gli italiani

I dati AGID, assemblati a partire dalle informazioni fornite dai gestori, ben fotografano l’incedere della PEC nel tempo: se nel 2016 le caselle erano circa 7,7 milioni, nel 2020 già raggiungevano quota 12 milioni e nel 2023 si è sfiorata quota 16 milioni (con oltre 800 milioni di messaggi inviati). Secondo una recente indagine IDC, inoltre, già entro il 2026 si prevedono in attività ben 20 milioni di caselle, a conferma di un trend di crescita destinato a perdurare ancora a lungo.

Una disamina di maggior dettaglio è possibile, invece, grazie a un sondaggio condotto dall’Osservatorio Aruba su un panel di clienti PEC. Di questi oltre la metà risultano esserne fruitori da più di cinque anni e in gran parte l’inizio è stato dettato da una necessità oggettiva: rispondere a specifici obblighi di legge. La cosa dimostra anzitutto quanto importante sia la leva istituzionale nel promuovere specifiche innovazioni di utilità collettiva, poiché l’utenza è altrimenti sempre frenata da una sorta di resistenza inerziale che, una volta superata, si trasforma invece in entusiasmo e proattività. 
 
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La scintilla è definitivamente scoccata: se l’88% dei rispondenti considerano la PEC utile (voto 4 o 5), anzitutto, è chiaro come l’elemento strumentale sia stato promosso a pieni voti. La PEC nasce infatti specificatamente per questo: rispondere ad esigenze concrete e farlo in modo che l’utenza ne possa trarre utilità immediata e specifica. Risultato raggiunto, parola degli italiani.

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Ciò che una nuova tecnologia deve saper fare per potersi imporre, è evolvere senza mai sacrificare la propria semplicità di utilizzo. Ogni elemento di complicazione, infatti, isola l’innovazione nel ghetto dell’utenza più esperta, mentre la semplicità di utilizzo apre praterie tra fasce di popolazione che non intendono affrontare curve di apprendimento troppo esigenti, né che intendono dotarsi di strumenti o consulenti per poter fare ciò che, per definizione, dovrebbe facilitare la quotidianità di privati, imprese e professionisti. L’85% degli utenti ritiene (attraverso un voto pari a 4 o 5) che questo obiettivo sia stato raggiunto.

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“Quanto pensi abbia valore legale la PEC?” La domanda potrebbe apparire banale poiché il valore legale della PEC è definito dalle normative e non è certo questione che l’utenza può definire con una propria opinione. La domanda, invece, è molto utile poiché indaga tra le maglie della percezione e denota la grande evoluzione di quest’ultima rispetto ai tempi in cui l’immaterialità e l’intangibilità della PEC era vista come un minus rispetto alla rassicurante concretezza della raccomandata cartacea. Oggi che il valore legale è unanimemente riconosciuto e percepito (89%), la PEC diventa l’opzione prima da scegliere per l’invio di documentazione laddove questo necessiti di specifiche caratteristiche e certificazioni.

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Sicurezza dello strumento e valore legale dello stesso sono concetti intrinsecamente correlati, tuttavia, la percezione di questi due elementi non sempre va di pari passo. Il fatto che la PEC sia avvertita come sicura (dall’80% degli utenti che rispondono 4 o 5), oltre che utile, per tutte quelle pratiche che la legge ammette e determina, è una strada lastricata di opportunità sulla quale la Posta Elettronica Certificata ha costruito il proprio rapporto fiduciario con l’utenza che già ne sta facendo uso.

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Utile, legale e sicura, nonché green. Sfiora ormai il 90% la quota di utenti che percepisce la PEC anche come uno strumento più ecologico rispetto ai messaggi cartacei - portati a casa attraverso un’auto, gestiti attraverso molteplici uffici, nonché moltiplicati dall’irreperibilità del destinatario. In questa visione attenta agli aspetti ambientali, per i quali la sensibilità sociale è in continuo aumento, v’è altresì una percezione orientata all’efficientamento, dove l’impatto ambientale è spesso e volentieri contestuale alla disorganizzazione tecnica e logistica. La PEC ottimizza ogni elemento per favorire comunicazioni legali, veloci, affidabili e, dulcis in fundo, legate a un minor quantitativo di emissioni. E questo l’utenza ormai lo percepisce come elemento fondamentale per una tecnologia che intende stare al mondo e proliferare nei decenni a venire.

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Nella positiva percezione che la PEC ha maturato tra gli utenti, una parte sicuramente importante è determinata dalla convenienza derivante dall’uso continuativo. La PEC consente infatti di risparmiare tempo e denaro, rivelandosi comoda e immediata in ogni circostanza. Anche questo aspetto è ormai chiaramente percepito dalla stragrande maggioranza degli utenti (84%), in modo particolare da parte di quanti ne fanno un utilizzo ormai abituale e ben respirano tutta la convenienza che questo strumento è in grado di offrire.

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Molto interessante è notare come gli utenti, gli stessi che fanno largo uso della PEC e con dichiarata soddisfazione, ritengano che lo strumento sia oggi ancora poco utilizzato (punteggio medio di 3,6 su 5). In questo dato si riflettono un desiderio e un’aspettativa espliciti: che la PEC (alla luce dei vantaggi offerti e della semplicità d’utilizzo) possa presto essere ancor più mainstream, ancor più utilizzata dalle istituzioni e ancor più determinante nelle attività quotidiane d’impresa. La risposta degli utenti non è tuttavia una paura, quanto più una speranza: a rivelarlo è la domanda successiva, dove gran parte degli intervistati ha rivelato la propria fiducia nel fatto che la PEC sia qui per rimanere, per prosperare, per ampliare il proprio perimetro d’azione e per diventare qualcosa di consolidato nella vita e nelle attività di ogni giorno.

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La prossima frontiera che la PEC andrà ad affrontare è quella dell’ampliamento della propria portata all’intera Unione Europea. Consentire uno scambio più semplice di informazioni in modo certificato anche oltre i confini nazionali, infatti, è qualcosa che regala all’UE uno strumento aggiuntivo di dialogo tra le nazioni e tra le imprese, favorendo quella trama di contatti e relazioni che possono soltanto foraggiare e consolidare l’economia continentale. L’email, che già oggi è lo strumento principe per questo tipo di comunicazioni, può trovare nella PEC la sua evoluzione naturale e necessaria, aggiungendo così un chiaro e normato valore legale per la stipula di contratti, per l’invio di documentazione e altro ancora. Anche per l’86% degli utenti intervistati la PEC continuerà a diffondersi.

Ma siamo solo all’inizio

Il panel intervistato da Aruba si è rivelato essere in gran parte composto da aziende, liberi professionisti, PA e ditte individuali. Il privato è oggi ancora parte minoritaria, ma in questo si cela il grande potenziale che la PEC ancora custodisce dietro le quinte. Nel momento in cui la percezione positiva della PEC diventerà fattore comune e bene collettivo (e il traguardo è ormai raggiunto), le istituzioni avranno buon gioco a “spingere” verso questa ennesima frontiera: la PEC diventerà così un nuovo strumento evolutivo che in pochissimo tempo elargirà vantaggi con generosità in ogni ambito, con importanti conseguenze in termini di efficientamento di processo, riduzione delle emissioni e semplificazione delle pratiche burocratiche.

Il primo importante passo in tal senso è identificabile nell’INAD (Indice Nazionale dei Domicili Digitali): oggi soltanto il 31% di quanti utilizzano la PEC sa cosa sia l’INAD e la percentuale inesorabilmente scende tra quanti ancora non hanno invece mai utilizzato la Posta Elettronica Certificata.

La piena consapevolezza sulla sua utilità, la moltiplicazione dei servizi, l’abitudine all’uso nel tempo e la sua sempre più estesa applicazione: grazie a queste circostanze la PEC, uno strumento già evidentemente apprezzato per la convenienza, la semplicità e l’utilità che offre, è destinata a diventare rapidamente bene comune, sinergia collettiva, evoluzione capitalizzata. Roba che, in prospettiva, la storia racconta spesso usando un’altra parola: “rivoluzione”.


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